CIMA CAREGA DAL RIFUGIO CAMPOGROSSO PER IL SENTIERO ALTO DEL FUMANTE N. 195



DISLIVELLO: 800 m circa
DURATA: 6 ore, pause comprese
DIFFICOLTA’: EE sui sentieri 195-196

RIFERIMENTO: Carta Tabacco n. 56


Il giro che voglio fare sul Carega è evidentemente un giro da metà settimana.
Perché?
Perché il dislivello non è impegnativo, la lunghezza del percorso non è esagerata e c’è un rifugio in cima.
Queste tre cose insieme, e specialmente l’ultima, richiamano torme di gente, famiglie in gita, gastronomi dei rifugi, appassionati di mountain bike e tutta una tipologia di frequentatori della montagna che di solito evito come la peste perché in montagna, se posso, cerco di non trovare proprio nessuno.
Li evito, quindi, questi giri nei weekend o nei giorni festivi, ma in questo momento storico non ho la possibilità di scegliermi i giorni, sono stretto di tempi e anche l’area geografica è vincolata.

Così il 14 agosto 2017, ponte di ferragosto, ho solo due possibilità per evitare la ressa: partire presto e trovare alternative, possibilmente complicate.
Il percorso classico segue il sentiero 157 che sale per il Boale dei Fondi e nei giorni sbagliati rischia di diventare una processione. Lasciando perdere il sentiero 158 che sale per il vajo dei colori, chiuso per ordinanza comunale, l’unica alternativa è il 195, il sentiero alto del Fumante, una bella deviazione che allunga il giro passando per i monti Fumante e Obante prima di ricongiungersi alla Bocchetta dei Fondi per la salita finale.
Seguo i puntini rossi sulla carta... ci sono buone probabilità che sia poco frequentato.  


LA PARTENZA
Che si venga da Schio o da Valdagno, per raggiungere il Rifugio Campogrosso, bisogna seguire le indicazioni per Recoaro Terme e salire la Provinciale SP 99, su dritti fino al Rifugio, che allarga lo sguardo sulla splendida Vallarsa.
 

IL SENTIERO
Il 14 agosto è una giornata di sole perfetto. La strategia per evitare traffico sul sentiero prevede sveglia all’alba, quindi, ligio ai miei propositi, alle 6.50 parcheggio, mi metto gli scarponi e parto.

Seguo qualche centinaio di metri di strada asfalta, poi prendo a sinistra il sentiero 157, direzione Boale dei Fondi e rifugio Fraccaroli. Sono le 7 di mattina e c’è già gente sul sentiero, quindi senza esitazione dopo mezz'oretta prendo a sinistra il 195 e salgo verso il Fumante.

In un attimo sono solo.

Cerco di non perdere i segnali tra i mughi e le vecchie trincee, mi infilo in una scenografica fessura e comincio a salire a zig zag il Giaron della Scala.
La salita fino alla forcella è faticosa ma il panorama sulla Vallarsa, incorniciato tra le guglie e i denti aguzzi del Castello degli Angeli è notevole. 





Il sentiero da qui si fa più esposto e aereo, più divertente e spettacolare.

Niente di particolarmente difficile, ma di certo non per tutti: un po' di esperienza, passo sicuro e poche vertigini sono il minimo richiesto.

Proseguo per saliscendi in un labirinto di guglie e torri, con alcuni brevi tratti attrezzati, più per eccesso di zelo che per reale necessità, e tenendo la destra imbocco il sentiero 196 che costeggia il monte Obante.






Con il 196 finisce la parte solitaria della camminata. E’ ora di ricongiungersi al sentiero 157 presso la Bocchetta dei Fondi.
Sono le 9.30.
Guardo il sentiero che sale dal Boale dei Fondi ed è una fiumana di gente in coda, perciò è il caso che mi spicci.
Salgo fino al rifugio Fraccaroli per le 10, in pochi minuti sono in cima al Carega, assieme a un sacco di persone.



Mi allontano un poco su una piccola anticima per mangiarmi un panino e mi guardo attorno.
Il panorama è splendido. L’intero altopiano della Lessinia, il monte Baldo e la parte meridionale del Garda con la lingua di terra di Sirmione, a ovest. Dalla parte opposta, a est, la Vallarsa, con il Sengio Alto, Il Baffelan e il Pasubio. Proseguendo con gli occhi oltre la Vallarsa, le dolomiti di Brenta.
Neanche ci provo ad entrare al rifugio, sono le 11, è ora di scendere.
La fortuna mi assiste nella scelta di tempi.
Chi fa la giornata in montagna vuol essere al rifugio per l’ora di pranzo, perciò quando scendo il Vallone dei Fondi non trovo nessuno, tranne pochissimi ritardatari.
Alle 13 sono di nuovo al rifugio Campogrosso.
Rispetto a questa mattina l’atmosfera non potrebbe essere più diversa.
Macchine parcheggiate lungo la strada, ombrelloni, griglie, gente ovunque. E’ il 14 di agosto, un casino infernale.
Provo a prendermi una radler ma dopo 10 minuti rinuncio.
Salgo in macchina, meglio tornare, mi fermerò a bere un po’ più giù.
Io la gente in montagna, grazie, no.
 

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